Strage di famiglia, la verità dietro il folle gesto della guardia penitenziaria

La strage di famiglia a Foggia è stata compiuta dal gesto folle del capofamiglia. Ma ora emergono dei dettagli che portano ad una verità

Strage di famiglia
Strage di famiglia

Ha fatto una strage di famiglia e poi si è tolto la vita, salvando l’unico figlio non residente in quella casa. Ora emergono alcuni dettagli che portano verso la verità dietro il gesto dell’agente.

Uccide moglie e figlie a Foggia

E’ stato un gesto che ha fermato il cuore della città di Foggia, per questo agente della polizia penitenziaria – Ciro Curcelli 53 anni – che prima ha dato un potente sonnifero e poi ha ucciso con due colpi di pistola nel sonno la moglie Teresa di 52 anni, Valentina di 18 anni e Miriana di 13 anni.

Successivamente ha chiamato i Carabinieri raccontando il fatto e chiudendo la telefonata con:

“ho ucciso mia moglie e le mie figlie. Ora mi uccido pure io. venite, ho lasciato la porta aperta”

I militari, insieme ai soccorsi, sono arrivati nella palazzina salendo sino al terzo piano e trovandosi davanti questa scena inquietante. Lui non ancora morto è stato portato in Ospedale, dove ha perso la vita poco dopo.

Antonio – 26 anniè l’unico ad essersi salvato lavorando e vivendo a Ravenna. L’ultima telefonata della sorella Valentina ha mostrato qualche sospetto: si evince infatti che i genitori nell’ultimo periodo litigassero spesso, ma nulla avrebbe mai fatto pensare che si arrivasse a questo.

La verità dietro il gesto della guardia penitenziaria

La testimonianza della vicina di casa, come si evince da Repubblica, lascia intendere qualcosa di particolare:

“l’ho visto qualche settimana fa immobile sul balcone in pantaloncini, senza maglietta. con lo sguardo fisso nel vuoto”

Descrivendolo come un uomo taciturno e che di recente i suoi silenzi e pensieri, sembravano diventati molto più pesanti da gestire.

Eppure la sua strage non è stato, secondo gli inquirenti, un gesto impulsivo ma qualcosa di elaborato nei minimi dettagli tra la notte di venerdì e sabato. Un dettaglio dimostrato dal fatto che proprio venerdì sera non ha lasciato la pistola di ordinanza – calibro 9 – sul posto di lavoro ma portata a casa.

Le indagini proseguono sugli ultimi mesi dell’uomo, anche sul posto di lavoro e in famiglia – per cercare di comprendere il movente di questa strage.

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